Estratti tematici dall'Opera di Maria Valtorta
Sezione: Sacerdoti - Suore








estratti tematici presenti nella pagina: venticinque (25) - data utimo aggiornamento: 5 aprile 2025
Prega, offri e soffri molto per i miei sacerdoti.

Molto sale è divenuto insipido e le anime ne soffrono perdendo il sapore di Me e della mia Dottrina.
Dovrebbero essere fiamme.
Invece sono fumo.

Fanno stancamente quello che devono fare.
Non si amano tra di loro e non amano voi come pastori che devono essere pronti a dare tutti se stessi, anche sino al sacrificio della vita, per le loro pecorelle.

Vengono al mio altare con il cuore colmo di sollecitudini della Terra.

Mi consacrano con la mente altrove e neanche la mia Comunione accende nel loro spirito quella carità che deve essere viva in tutti ma che nei miei sacerdoti deve essere vivissima.
La mia grazia le aiuta.
Ma occorre pregare per loro. La Comunione dei Santi c’è per questo.

Nessuno è tanto meschino che la sua preghiera non serva.

Dio, attirato da una preghiera che sale dal mondo, può scendere come forza nel cuore di una mia sposa che vacilla in un convento.
Pregare, pregare, pregare per le mie spose.

Che le illuse, le deluse, le interessate comprendano e sappiano aggiungere la croce del loro errore alle altre della vita conventuale per farsene un nuovo gradino nella scala che sale al Cielo.

È inutile essere mazzi di fiori messi su un altare, se quei fiori rimangono umani.
Io voglio fiori spirituali.
Io voglio che i miei conventi siano serre di cielo dove cadono, come foglie morte, le sollecitudini umane, le superbie, le invidie, le critiche, gli egoismi, le falsità.

È inutile osservare la regola all’esterno se l’interno è sporcato da veleni umani.
Se ci saranno e saranno come devono essere: veri sacerdoti (sono sacerdoti coloro che pregano per i fratelli e si immolano), Io li benedirò e darò quello che si chiede in mio Nome.
Il mio operare, dal principio di questo secolo, l’ultimo di questo secondo millennio, è un miracolo di Carità per tentare la seconda salvezza del genere umano, specie delle anime sacerdotali senza le quali la salvezza di molti è impossibile.

Mi sostituisco Io ai pulpiti vuoti o suonanti parole senza vita vera.

Ma pochi sono coloro che sono degni di capirmi.

Pochi anche fra i miei ministri.
Meno scienza e più carità.

Meno libri e più Vangelo.

E luce nelle anime perché Io sono Luce.
Sgomberare tutto per far posto alla Luce.
Quando il tempo verrà, molte stelle saranno travolte dalle spire di Lucifero, che per vincere ha bisogno di diminuire le luci delle anime.

Comprendi chi sono le stelle di cui parlo?
Sono quelli che Io ho definito sale della terra e luce del mondo: i miei ministri.
Io non posso fare a meno di dire ciò che dico, e voi non potete fare a meno di ricevere ciò che vi dico.
Ma ciò non toglie che ci vuole buon senso nell’usare del dono mio.
Di tutto si preoccupano il novanta per cento dei cattolici, di tutto meno che della vita nella e per la mia Fede.

E allora Io intervengo.
Intervengo con l’insegnamento diretto che si sostituisce, con le sue luci e le sue fiamme, a tanti pulpiti troppo gelidi e troppo bui.
Intervengo per essere il Maestro al posto dei maestri che preferiscono coltivare i loro interessi materiali agli spirituali interessi vostri e soprattutto miei.

Poiché Io ho loro affidato i talenti vivi che siete voi, anime che ho comprate col mio Sangue, vigne e granai del Cristo Redentore, non perché li lasciassero inoperosi e incolti, ma perché consumassero se stessi nel farli fruttare e fruttificare.
Ebbene, Maria.

Lo sai quali sono i più retrivi ad accettare questo aiuto che Io do per riparare ai danni dell’inedia spirituale per cui voi cattolici morite?
Sono proprio i miei sacerdoti.

Le povere anime sparse nel laicato cattolico accolgono con devozione questo pane che Io spezzo alle turbe sperse nel deserto poiché ho compassione di esse che vengono meno.
Ma i dottori della dottrina, no.
Figlia, scrivi: “Guai ai pastori i quali pascono se stessi”.

Pastori d’anime e pastori di uomini.
Miei sacerdoti e capi di nazioni.

La responsabilità tremenda di essere amministratori di vite e di Vite non può essere esplicata in santità e giustizia altro che se restate nella mia Santità e nella mia Giustizia.
Non ve ne sono altre.
14 Guai, guai, guai a voi potenti.

Ma sette volte guai a voi sacerdoti.

Ché, se i primi portano la morte più ai corpi che alle anime, voi siete responsabili della morte delle anime, cominciando da quelle dei potenti che non sapete contenere, o, quanto meno, non cercate di contenere con un fermo “Non licet”, ma che lasciate operino il loro male per un bugiardo ossequio che è tradimento a Cristo.

Io ve l’ho detto: “Il buon pastore dà la vita per quella delle sue pecore”.
Troppi sono fra voi che imitano il dodicesimo apostolo e per bassi interessi umani vendono le parti di Me - le anime che, bagnate del mio Sangue, vi ho affidate - al Nemico di Dio e dell’uomo.

Lo stato attuale, per almeno cinquanta parti - e sono molto indulgente - dipende da voi, sale divenuto insipido, fuoco che più non riscalda, luce che fuma e non splende, pane divenuto amaro e conforto divenuto tormento, perché alle anime che, già ferite, vengono a voi per appoggio, presentate un insieme irto di spini: durezza, anticarità, indifferenza, rigorismo date alle anime che vengono a voi per sentire una parola di padre in cui sia l’eco della dolcezza, del perdono, della misericordia mia.
Imparate da Me, Sacerdote eterno, come si è sacerdoti.

Esser sacerdoti vuol dire essere angelici, vuol dire essere santi.
In voi le folle dovrebbero vedere il Cristo con una evidenza totale.

Ahi!
che spesso mostrate loro un aspetto più simile a quello di Lucifero.
La penitenza dà luce e agilità di spirito perché doma la piovra dell’umanità che tiene confitti al fondo.
La penitenza vi svelle dal basso e vi lancia in alto, incontro all’Amore.
Semplicità, carità, castità, umiltà, amore al dolore sono le cinque gemme maggiori della corona sacerdotale.

Distacco dalle sollecitudini, longanimità, costanza, pazienza sono le altre gemme minori.
Fanno una corona di gemme pontute che stringono in un cerchio il cuore.

Ma è proprio dall’essere stretto così, rimanendone ferito, che quel cuore aumenta il suo splendore e diviene rubino vivo fra un serto di diamanti.
Mutatevi il cuore, sacerdoti.

La salvezza di questa umanità sta molto nelle vostre mani.

Non fate che nel grande Giorno Io debba fulminare folte schiere di consacrati responsabili di rovine immense che dai cuori hanno dilagato sul mondo.
Ricordate che se ai fratelli va perdonato settanta volte sette, ai figli spirituali - e tutti i cattolici sono per voi dei figli: tutti, senza eccezione - va perdonato settanta volte settanta volte.
Voi dovete non ammirare ma amare colui che è un infelice spirituale.

Più uno è sozzo, più uno è lontano da Me, e più voi dovete esser per lui padre e luce.

Nessuna ripugnanza, nessuna stanchezza, nessun abbandono, nessuna paura vi è concessa.

Dovete piegarvi su tutte le miserie.
Le dovete cercare per curarle.
Le dovete amare per portarle all’Amore.

Respinti, tornate all’assalto; derisi, aumentate la vostra carità.
Servitevi delle cose umane per portare le anime alle soprannaturali.
Molte volte basta saper guardare con sguardo di vero amore un’anima per conquistarla.

Molte volte le anime non sono malvagie come credete.
Sono disgustate, sono malate, sono vergognose.
Disgustate di ciò che il mondo, e il clero fra esso, ha avuto per loro.

Malate perché satana ha sopraffatto la loro debolezza.
Vergognose d’esser malate. br>
Desiderano esser guarite, ma si vergognano di confessare le loro malattie.
Oh!
sante rugiade e benedetti raggi che voi sacerdoti col vostro sacrificio attirate sulle anime!

Pentimenti e redenzioni che fanno di esse dei figli di Dio.

Sacramenti e grazia che voi infondete e che fanno santi voi e loro.

Siate benedetti per quest’opera, o servi fedeli che curate la mia messe e la mia vigna.

E benedetti anche se vi curvate sulle erbe selvagge nate fuori della mia vigna.
Tornate a Dio.
Tornate al Cristo.

Sacerdoti, tornateci per divenire “sacerdoti”.
Avete bisogno della sua consacrazione, di quest’olio che stilla dal Sacerdote eterno.

Siete in troppi ridotti a lampade prive d’olio, ed i fedeli si smarriscono perché non hanno luce nelle tenebre.
Portate la Luce ad essi.

Io sono Luce del mondo.
Ma non potete portarmi se non mi avete in voi.
E che vi pensate, o voi sacerdoti ai quali pesa il lieve giogo dell’osservanza al vostro dovere?
Che mi fu facile essere Sacerdote?

E quale fra voi, per quanto oppresso da cure, è oppresso da tormenti pari ai miei?

Ma queste anime che vi affido, lo sapete che sono la parte che mi sono acquistata col mio morire?
Non fate che esse si perdano.

Strappatele a satana a costo della vostra vita come Io le strappai a prezzo della mia.